Titolo Originale: Børning
Nazione: Norvegia
Durata: 92 minuti
Regia: Hallvard Bræin
Anno: 2014
Cast: Anders Baasmo Christiansen, Lars Arentz-Hansen, Otto Jespersen, Marcelo Galván, Camilla Frey, Sven Nordin, Ida Husøy, Jenny Skavlan, Trond Halbo

Trama:

Roy è un meccanico appassionato di motori ed auto di grossa cilindrata e partecipa spesso anche a gare di strada con la sua Mustang gialla. Proprio durante il periodo di preparazione ad una gara locale, l’ex moglie parte per le vacanze gli lascia la figlia dodicenne. Roy non è molto contento di avere la ragazzina con se e gli screzi con quest’ultima lo porteranno a perdere la gara alla finale. Roy però avrà modo di rifarsi dato che il suo storico rivale TT lo sfida in una corsa dal sud della Norvegia a Capo Nord alla quale si uniranno decine di altri piloti.

Secondo me:

Da un mesetto mi sono trasferito in Lituania, dove lavoro per una nota azienda Norvegese. Durante il training per il nuovo lavoro, la mia manager ci ha parlato di quanto è bella la Norvegia e, tra una chiacchiera e l’altra, c’ha anche consigliato di guardare questo film definendolo “il Fast and Furious norvegese“. Potevo io lasciarmelo scappare?
In realtà i toni di questo film sono molto più leggeri rispetto alla saga americana che ormai viaggia sui toni della spy story internazionale, ma anche nei primi capitoli il malaffare si mischiava con le corse generando dei film di sicuro intrattenimento ma ben poco credibili. Invece, nel caso di Børning, il tutto potrebbe essere riassunto in una gioiosa gara tra dei cazzoni appassionati di macchine con qualche inseguimento della polizia nel mezzo e la storia di un padre che deve legare con la figlia e lo fa durante questa gara di 2000 km. L’azione è sicuramente di qualità e saprà rendere felici gli appassionati di motori e non mancano i momenti di guida totalmente senza senso ma spettacolari. Alla sua uscita il film ebbe un enorme successo in patria, generando anche un sequel Børning 2.

Tra salti e rombi ci si diverte un sacco. Davvero una bella sorpresa!

Titolo Originale: Frenzy
Nazione: USA
Durata: 85 minuti
Regia: Jose Montesinos
Anno: 2018
Cast: Gina Vitori, Aubrey Reynolds, Taylor Jorgensen, Russell Geoffrey Banks, Lanett Tachel, Pope Bustos, Michael S. New

Trama:

Paige è una travel vlogger spericolata e di successo che, assieme ad un gruppo di amici, sta per girare un video nel quale nuoterà in una baia isolata e meravigliosa. In questa avventura decide di portare anche sua sorella Lindsey, ragazza molto meno avvezza all’avventura ma che è amata dai follower di Paige per una storia d’amore con uno dei ragazzi della crew. Mentre il gruppo viaggia su un piccolo aereo per raggiungere la location del video, qualcosa va storto ed i ragazzi finiscono in acqua dove ad attendere i superstiti ci saranno tre grossi squali!

Secondo me:

Gli squali sono la mia principale passione ma ultimamente ho anche un certo fetish per i film che coinvolgono personaggi ispirati al mondo delle web-star come vlogger e youtuber. Che poi in realtà non vado a cercarmeli questi film, ma mi capitano in continuazione. Fino ad adesso avevo visto solo aborti cinematografici quali Pranks, Net I Die, Dislike mentre in questo caso devo dire di essermi abbastanza divertito pur riconoscendo gli enormi limiti di questo Frezny.
Sicuramente la presenza degli squali ha giocato un ruolo cruciale nel mio personale gaudio ma, anche tolti quelli, il film ha anche qualcosa in più che lo fa distinguere da altre produzioni di questo livello.
La storia, seppur semplice e con personaggi banali, è raccontata in maniera intelligente con flashback ed alcuni tagli interessanti che mi hanno portano anche a chiedermi se il naufragio sia vero od un qualche tipo di metafora. Questo anche perché spesso quel che accade durante gli attacchi degli squali è così stupido (ma divertente!) che credi non possa essere reale, come quando ad esempio la nostra protagonista decide di arpionare uno squalo per farlo rimanere in superficie in modo da potergli poi dare fuoco buttandogli addosso della benzina. Forse questa è la scena più bella e geniale che io abbia mai visto in un qualsiasi prodotto di intrattenimento, ma di scene memorabili come questa ce ne sono almeno un altro paio.
Gli squali hanno un comportamento piuttosto ambiguo dato che si fanno fermare da delle zatterine del cazzo ma, quando arrivano i soccorsi su una barca vera e proprio, non ci mettono nulla ad uccidere i due maldestri membri dell’equipaggio. Hanno un comportamento però a me è risultato estremamente prevedibile dato che hanno mangiato persone esattamente quando mi aspettavo che le mangiassero e lisciato clamorosamente il bersaglio quando mi aspettavo tale esito.
Tornando alla storia il rapporto tra le due sorelle è sorprendentemente elaborato per un film nel quale viene dato fuoco ad uno squalo in acqua e, seppur qualcuno del gruppo resta del semplice cibo per pesci, le dinamiche all’interno dei ragazzi finiscono per essere interessanti.

Insomma un film dal quale mi aspettavo il solito film di squali (che amo), si rivela essere qualcosa di più.
Ah, la CGI è pessima e pertanto gli squali sono bruttissimi da vedere.

Titolo Originale: Megalodon
Nazione: USA
Durata: 85 minuti
Regia: James Thomas
Anno: 2018
Cast: Michael Madsen, Ego Mikitas, Caroline Harris, Dominic Pace, Aimee Stolte, Scott C. Roe, Luke Fattorusso, Dimitry Rozental

Trama:

Un sottomarino russo intento in operazioni di spionaggio e scavi in acque territoriali americane libera per errore un Megalodon e viene attaccato. Una nave della marina americana scova il sottomarino e, ignara del pericolo, manda una squadra di recupero per capire cosa stessero facendo lì. Salvati alcuni membri dell’equipaggio russo, anche loro si troveranno faccia a faccia con il famelico predatore dell’oceano, e dovranno essere salvati a loro volta.

Secondo me:

L’uscita di The Meg (o Shark – il Primo Squalo se preferite il titolo italiano) mi aveva esaltato per la possibilità di dare nuova linfa al genere dei film di squali. Fortunatamente The Meg ha avuto un discreto successo, e quindi il genere sicuramente è ancora vivo e vegeto e pronto a partorire decine e decine di film di squali tutti uguali, per la mia enorme gioia. Il diretto Mockuster targato The Asylum di The Meg però è stato una vera delusione dato che il Megalodon in questo film è solo di contorno, per il resto siamo davanti a pura spazzatura di propaganda americana. Quello che dovrebbe vendere il film è la presenza di Michael Madsen, che in realtà appare in un ruolo marginale che potrebbe aver interpretare un qualsiasi barbone preso fuori dagli uffici della Asylum.
Il film inizia con questi russi in un sottomarino intenti a fare qualcosa di losco che vengono interrotti dal Megalodon che distrugge il loro sottomarino e li lascia in avaria. E pensi “a ecco, questo è il film dove dei cazzoni stranieri vengono salvati dagli eroi della marina americana“. No, il film è anche peggio.
Arriva il sottomarino di salvataggio, carica i russi e l’atteggiamento della comandante della squadra di recupero è fastidiosissimo con le sue domande da interrogatorio del tipo “che avete fatto per far incazzare lo squalo?” proprio mentre il loro sottomarino di recupero viene inghiottito. Ed anche questa parte potrebbe essere promettente perché i nostri protagonisti sono dentro la pancia dello squalo. E invece niente, il film è un continuo parlarsi alla radio e capire come uscire per poi partorire un piano noioso e banale che riporterà tutti (o quasi) in salvo.
Ma questa era la parte divertente del film.
Subito dopo infatti la scena si sposta all’interno della nave della marina, dove abbiamo altri interrogatori seguiti dalla fuga dei russi quindi abbiamo il solito film della Asylum con spot alle forze militari americane e con una enorme dose di patriottismo. Spero sinceramente che la difesa USA li finanzi in qualche modo.
E il Megalodon? Ogni tanto riappare, ma giusto per una scenetta nella quale ingoia due pescatori e per far sacrificare uno dei protagonisti con una frase ad effetto ed una immancabile esplosione.

Questo non è un film di squali ma un film sulla marina militare USA. E pure brutto.
E m’ha pure complicato il sito dato che abbiamo già in archivio un Megalodon.
Ed era brutto pure quello.
Ma non come questo.

Titolo Originale: 二代妖精之今生有幸; Er dai yao jing
Nazione: Cina
Durata: 110 minuti
Regia: Xiao Yang
Anno: 2017
Cast: Liu Crystal, William Feng, Li Guang Jie, Jiao Jun Yan, Guo Jing Fei

Trama:

Yuan Shuai è un aspirante attore belloccio che però si ritrova pieno di debiti ed è costretto a lavorare allo zoo spalando la cacca degli elefanti. Per risolvere i suoi problemi economici frequenta siti di incontri con lo scopo di incontrare una donna ricca che possa mantenerlo. Durante uno di questi appuntamenti al buio incontrerà Bai Xian Chu, una ragazza che si comporta in maniera strana e che sembra conoscerlo. Dice immediatamente di essere intenzionata a sposarlo e che in realtà sarebbe una volpe bianca. Dopo questo incontro, il nostro protagonista si ritroverà catapultato in un mondo che non immaginava potesse esistere.

Secondo me:

Da un po’ di tempo ho un problema con il cinema cinese mainstream. Non c’è un motivo in particolare, ma non riesco a vedere i sequel di film che avevo apprezzato in passato. Qualche sera fa ad esempio mi era capitato sottomano Detective Dee: The Four Heavenly Kings, terzo capitolo della saga del Detective Dee, che ha un primo capitolo meraviglioso, un secondo film prequel inferiore ma comunque dignitoso (entrambi usciti in italia e disponibili in questa edizione doppia). Lo aspettavo da un sacco, ma poi l’ho iniziato a vedere ma dopo pochi minuti ho cambiato film e messo questo qua, del quale non sapevo assolutamente nulla. Forse è questo il mio problema: non devo sapere nulla dei film per potermeli godere al massimo ed infatti questa commedia romantica fantascientifica mi è piaciuta un sacco.
Quindi forse non dovrei nemmeno scriverlo questo articolo, perché rischio di rovinare la sorpresa a chi magari si mette a cercare film totalmente a caso come me. Però insomma a questo punto che ci devo scrivere nel blog? Facciamo così: o scrivo cercando di spoilerare poco, poi valutate voi se leggere o no! Però le prime scene ve le devo raccontare, giusto per farvi capire un attimo di che stiamo parlando.
Dopo il primo quarto d’ora di divertenti appuntamenti fallimentari e minacce di improbabili mafiosi, il film ci regala un emozionante inseguimento nel quale una volpe bianca gigante in CGI ubriaca corre dietro al nostro protagonista in mutande. Fortunatamente però verrà salvato dall’intervento di un improbabile banda di mentecatti il cui capo va in giro con una specie di speaker bluetooth e fa pose degne del miglior Milord di Sailor Moon. Tutto questo e molto altro succede nei primi 25 minuti di film, ma sappiate che c’è molto di più. Per alcuni versi mi ha ricordato vagamente Guardians of the Night – I Guardiani della Notte e quindi, se siete tra le quattro persone che hanno visto quel film, sapete di cosa sto parlano, altrimenti guardatevi il film, che non posso mica spoilerare tutto. Insomma fa ridere, ha un bel mondo abbastanza ben definito e profondo, un sacco di trovate intelligenti tipo delle farfalline che fanno perdere la memoria (un po’ mutuate dal Neuralizzatore di Man in Black) ed anche un po’ di dramma dato che i motivi dei problemi economici di Yuan Shuai vanno oltre i semplici debiti per pagarsi la carriera da attore.
L’ultima mezz’ora si fa un po’ più seria e drammatica ma sicuramente il film non rimane pesante ed anzi regala momenti memorabili anche nelle fasi più legate all’azione.
E se avevo aperto l’articolo con una riflessione su quanto sia stanco dei sequel, sappiate che questo film fa ironia anche su questa cosa qua! Spesso infatti sentiremo parlare di Painted Skin 8 e ci saranno anche delle scene ambientate durante le riprese di questo ipotetico film. Per chi non lo conoscesse Painted Skin è un film del 2008 che incassò un massacro di soldi distruggendo ogni record di incassi del box office cinese dell’epoca e fu anche uno dei film che mi fece appassionare alla cinematografia cinese. Per il momento ha un solo sequel uscito nel 2011 ed il terzo capitolo dovrebbe uscire nell’estate de 2019 (forse, visto che è stato annunciato e rinviato una trentina di volte più o meno).
Curiosamente William Feng, protagonista di questo film, è anche nel cast di Detective Dee: The Four Heavenly Kings (ed è forse per questo che mi è uscito tra i correlati).

Insomma il film mi ha sorpreso positivamente e divertito. Dategli un’occhiata!

Titolo Originale: Lake Placid Legacy
Nazione: USA, Sud Africa, Canada
Durata: 93 minuti
Regia: Darrell Roodt
Anno: 2018
Cast: Katherine Barrell, Tim Rozon, Luke Newton, Sai Bennett, Craig Stein, Greg Kriek, Joe Pantoliano

Trama:

Su invito di un attivista rivale, un gruppo di ecoterroristi, accompagnati da una giornalista di Buzzfeed, si dirige verso una particolare area nella zona di Lake Placid. Sul posto però trovano i resti dell’accampamento di un altro gruppo di attivisti ed anche un cadavere e faranno presto la conoscenza di un enorme alligatore! Cercando una via di fuga, si imbatteranno in una struttura abbandonata all’interno della quale scopriranno cosa c’è dietro a questo misterioso luogo…

Secondo me:

In una serata di “e adesso che cazzo mi vedo?” mi appare dal nulla la meravigliosa locandina che vedete qui sopra ed è stato un po’ come rivedere una vecchia cotta del liceo ormai madre di un paio di ragazzini ed appesantita dalle gravidanze ma alla quale in fondo i canonici due colpi glie li daresti ancora. A differenza delle mie cotte del liceo però, con Lake Placid ho avuto un bel flirt che nel corso degli hanno ha portato sul blog tre articoli che raccolgono tutta la saga. Uno su Lake Placid 1, 2 e 3, poi venne Lake Placid: The Final Chapter ed anche lo spin-off Lake Placid Vs Anaconda.
Stando a wikipedia, questo Lake Placid: Lagacy dovrebbe ignorare tutti i sequel e legarsi esclusivamente al primo film ma i contatti con la saga sono molto flebili e forse andrebbe considerato più un reboot che un sequel, anche se effettivamente sembra che in passato qualcosa sia successo nel lago.
Comunque sia, pur non avendo rivisto i precedenti film della saga di recente, sono abbastanza sicuro che questo sia il peggior Lake Placid mai visto.
L’idea non sarebbe malaccio: vedere sbranati degli ecoattivisti della domenica ed una giornalista di Buzzfeed da un alligatore gigante è uno dei miei sogni erotici ricorrenti, ma non pensavo che la cosa potesse essere così noiosa! La storia potrebbe essere passabile per la tipologia di film ma, come spesso accade per i film di questo tipo, la voglia di rendere la sceneggiatura più profonda porta ad una banale complicazione della trama che non serviva e sopratutto della quale non ce ne frega un cazzo introducendo anche dei cattivi umani, come se un enorme rettile con il dono dell’ubiquità e silenziosissimo non bastasse. Che poi magari sull’ubiquità si potrebbe anche discutere visto che molto probabilmente le bestie fameliche sono più di una, mentre non si discute sul fatto che troppo spesso gli attacchi vengono quasi dal nulla e che delle bestie di una quindicina di metri dovrebbe essere un po’ più visibili ai nostri malcapitati.
I personaggi variano dall’inutile al profondamente fastidioso. In quest’ultima categoria metto il nero che vedendo segnali di tragedia nel luogo dello sbarco sbraita dicendo che è tutto uno scherzo (nero che ha ottenuto una borsa di studio sportiva grazie all’hacker nerd secchione del gruppo ovviamente) e la sorella cagasotto di una delle leader del gruppo che è praticamente un peso morto.
Le morti sono perlopiù banali: appare il coccodrillo dal nulla, un morso e finito tutto. Coccodrillo poi parecchio brutto, ma su questo personalmente ci passo sopra e comunque in giro c’è anche di peggio. Giusto verso la fine c’è una morte un po’ più dignitosa e divertente.
Anche l’ambientazione si addice poco ad un film di questo tipo. Perché girare gran parte di un film con coccodrilli assassini in un luogo chiuso? Certo, la storia vede una megacorporazione coinvolta e la scienza cattiva e gli esperimenti e bla bla bla, ma secondo me la realtà è che i produttori avevano preso in affitto questo garage in Sud Africa per un paio di mesi e vi hanno girato più film possibili per rientrare nell’investimento.

Insomma alla fine questo film mi è risultato noioso e non m’è piaciuto per niente, ma in fondo ci sono coccodrilli e persone che muoiono. Dato che ormai dal Capitolo Finale è passato da un pezzo, non ci resta che aspettare il prossimo Lake Placid, sperando che si impegnino un po’ di più. Comunque se volte è su amazon.
Nota: nell’articolo ho scritto sempre coccodrillo. La bestia alla quale ci riferiamo però dovrebbe essere più un alligatore. O forse un ibrido coccodrillo/alligatore con dei geni di qualche specie preistorica. Però insomma ci siamo capiti, su!

Titolo Originale: A Floresta das Almas Perdidas
Nazione: Portogallo
Durata: 71 minuti
Regia: José Pedro Lopes
Anno: 2017
Cast: Daniela Love, Mafalda Banquart, Jorge Mota, Ligia Roque, Lília Lopes, Débora Ribeiro, Tiago Jácome

Trama:

In una remota regione del Portogallo vi è una foresta nota per essere teatro di numerosi suicidi. Ricardo è un uomo di mezza età che, a causa di numerosi incomprensioni familiari ed un trauma personale, ha deciso di farla finita. Nella foresta incontra Carolina, una ragazza giovane anch’essa intenzionata a suicidarsi ma che sembra essere stata nella foresta più volte ed è ormai un’esperta del posto. I due decidono di farsi una passeggiata prima di compiere il gesto estremo e ben presto verremo a sapere che Carolina non è solo un’innocente ragazzina affascinata dalla morte.

Secondo me:

Nel recente passato mi era arrivata un’interessante proposta di lavoro per il Portogallo ma purtroppo, dopo 4 colloqui, la cosa non è andata a buon fine. Intanto però mi ero già portato avanti con il portoghese scaricando le solite app gratuite per imparare le lingue ed integrando le lezioni con i film.
La mia tecnica di ricerca e scelta dei titoli da guardare legata totalmente al caso, mi ha permesso di superare delle barriere protettive che solitamente mi tengono lontani da film di registi esordienti girati in bianco e nero con pochi dialoghi, dato che spesso questi ragazzi appena usciti dalle scuole di cinema credono di essere il nuovo Kubrick ma spesso si avvicinano più ad essere i nuovi Ed Wood.
Alla fine questo film è la cosa migliore che sia venuta fuori dalla mia fugace storia d’amore portoghese, anche se non mi è servito molto per la lingua data appunto la scarsità dei dialoghi. L’impatto iniziale non è stato dei migliori appunto per le evidenti velleità artistico/stilistiche con le citazioni, immagini, musica ambient, ben 14 minuti di attesa per il primo dialogo…
Insomma se il film avesse avuto una durata di due ore forse l’avrei mollato e cercato qualcos’altro. Fortunatamente però le cose iniziano a farsi interessanti quando i protagonisti iniziano a conoscersi e passeggiare per il bosco incontrando dei cadaveri. Nulla di esaltante, ma almeno il film sembrerebbe poter raccontare in maniera efficace le storie dei due e la loro discesa verso la decisione di suicidarsi. Pensavo “ecco, adesso magari vedendo i resti di chi li ha preceduti i due cambiano idea e vivono tutti felici e contenti, ma essendo un film artistico/snob finirà in tragedia“. In realtà il film mi ha sorpreso prendendo una bella svolta verso la mezz’ora e trasformandosi in un thriller.
Restano alcune pecche sopratutto dovuti ancora una volta a scelte stilistiche dovute all’ambizione artistica del regista. Giusto qualche esempio costruttivo per il regista che è un esordiente ed ha evidentemente bisogno di aiuto: l’assassino che salta fuori da sotto il letto di una delle vittime è una scena visivamente bella, ma un assassino non si andrebbe a mettere sotto il letto di una vittima . Cazzo, rischia solo di essere scoperto! Allo stesso modo, se mette sotto qualcuno con la macchina, si accerta che questo sia morto, non se ne va con la radio a palla facendo finta di nulla. E se accoltella una persona non lo fa allo stomaco ma al collo, per evitare le urla.
Nonostante i difetti però il film mi è piaciuto ed anche molto.

Forse non mi ha aiutato con il portoghese e non ha cambiato la mia idea di base sui registi esordienti/snob ed i loro film in bianco e nero, ma mi ha regalato una buona serata. Bravo José Pedro Lopes!


Titolo Originale: Prankz
Nazione: United Kingdom
Durata: 71 minuti
Regia: Warren Dudley
Anno: 2017
Cast: Betsy-Blue English, Charlie Bentley, Sharon Drain, Libby Furminger, Craig Hudson, Roger O’Hara, Elliot Windsor

Trama:

Un calciatore e la sua ragazza hanno un canale Youtube nel quale si fanno scherzi a vicenda. Il film mostra gli ultimi 6 video girati dalla coppia e che sono stati rimossi dal sito. Perché i filmati non sono più visibili? Lo scoprirete solo guardando questa roba (…forse)

Secondo me:

Tempo fa mi ero appassionato ai film ispirati o comunque legati al mondo dei social. Mio malgrado ho scoperto che questo filone ha generato solo roba terrificante come Net I Die o Dislike, ma mai avrei immagino potessimo arrivare ai livelli di Prankz.
Innanzitutto non siamo davanti ad un film ma ad una serie di video di Youtube della versione inglese dei Me contro Te o Scherzi di Coppia dei quali uno è più lungo ed elaborato e che potrebbe essere quasi definito un cortometraggio (estremamente brutto) che è poi il film vero e proprio. Il tutto viene introdotto da un messaggio su sfondo nero che ci informa che i video sono stati rimossi dal sito ed acquisiti dalla Sixty6Media Film ovvero i produttori di questa roba. Insomma alla fine della fiera questo è un found footage, altro genere capace di generare tonnellate di merda (con qualche rarissima eccezione) che va a combinarsi con l’infausta tematica social creando una combo devastante e forse uno dei film più brutti della storia del cinema, altro che Plan 9 From Outer Space. Gli scherzi coinvolgono anche un amico del calciatore ed i primi 4 li vediamo nei primi 15 minuti ed includono un finto cane buttato nel cesso per far spaventare la ragazza, dei ragni fintissimi buttati nel letto della ragazza per farla spaventare, un tentativo di omicidio con della sabbia in un panino panino, la rovina del primo incontro dei genitori del calciatore con la ragazza. Tutti intervallati dalla intro del canale di questi due con tanto di scritte “condividi, iscriviti, metti mi piace” e con le tipiche musichette di stock di Youtube. Il quinto video vede i ragazzi andare in visita in una specie di bunker militare abbandonato diventato museo, nel quale i due maschi rimarranno intrappolati assieme ad un’altra ragazza anche lei rimasta chiusa dentro, mentre la ragazza del gruppo scompare. A questo punto inizia un chiama-movie con inutili momenti di tensione, misteriose musichette ed i ragazzi che continuano a dividersi e perdersi.
Insomma un brutto film pseudohorror di bassa categoria che ha un solo pregio: gli attori sono dei cani e quindi funzionano benissimo nella parte di persone normali in tale situazione. Se questa parte è quasi guardabile, i 10 minuti finali vanno ad uccidere tutto dato che abbiamo l’ultimo video del canale funge da spiegone a quello che abbiamo appena visto e peraltro ci rivela quello che lo spettatore sospetta sin dall’inizio e che viene anche suggerito da uno degli attori al quale però lo spettatore non vorrebbe credere per la banalità della soluzione.

Insomma il film è una delle cose peggiori che abbia mai visto ma che lascia una grossa speranza per il futuro dato che sembra impossibile fare di peggio. Se comunque volete dargli un’occhiata è disponibile gratuitamente su youtube, rilasciato direttamente dalla casa produttrice. Dovrebbe essere per un periodo limitato ma è lì da settembre 2017.

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