Nov
Titolo Originale: Мафия: Игра на выживание
Nazione: Russia
Durata: 91 minuti
Regia: Sarik Andreasyan
Anno: 2016
Cast: Venyamin Smekhov, Viktor Verzhbitskiy, Olga Tumaykina, Violetta Getmanskaya, Vadim Tsallati, Aleksey Grishin, Natalya Rudova, Konstantin Lavysh
Trama:
2072: il programma televisivo più popolare è una versione letale del gioco di società Mafia. Tra i partecipanti ci saranno due membri della mafia che andranno smascherati dai giocatori attraverso una serie di votazioni. Alla fine di ogni round chi riceverà più voti verrà inviata in un simulatore di realtà virtuale che lo porterà ad affrontare la sua più grande paura fino alla sua morte mentre i vincitori si divideranno un premio milionario.
Secondo me:
Sicuramente tutti voi avrannos entito qualcuno lamentarsi della crisi creativa dell’industria cinematografica americana ogni volta che viene annuncato un nuovo remake o reboot e sicuramente anche voi sarete rimasti perplessi nel sentire annunci di film tratti da videogiochi senza trama quali Tetris, Fruit Ninja o di Minecraft.
Bhè, in Russia non volevano essere da meno ed hanno deciso di girare un film basato su un gioco di ruolo che in genere salta fuori nelle serate alcoliche tra amici ed hanno anche deciso di affidare il progetto a Sarik Andreasyan, uno dei registi di punta dell’ex blocco sovietico che tra l’altro ha per le mani Guardians, il film di supereroi russi di prossima uscita. Il gioco al quale si ispira il film è Mafia, che magari conoscete con una delle mille varianti riportate sulla sua pagina di Wikipedia. Da questo concept semplice lo sceneggiatore Andrey Gavrilov, armato da una buona dose di vodka presumo, hanno tirato fuori un interessante survival game futuristico che però a mio parere punta un po’ troppo sulla spettacolarizzazione della CGI e poco sull’interazione tra i personaggi. Le discussioni per scegliere chi indicare come componente della mafia sono un po’ troppo brevi ed anche la presentazione dei protagonisti con flashback e spiegoni non è riuscita a farmi empatizzare con loro anche se qualcuno spicca sicuramente su altri. Ognuno ha le sue motivazioni e i suoi obiettivi ma tutto è troppo veloce e poco incisivo.
I ritmi del film sono giustificati dall’impostazione in stile programma televisivo del gioco che quindi deve rispettare tempistiche ben definite.
Stilisticamente il film è bello anche se tutta questa computer grafica ed effettoni assurdi sembrano quantomeno superflui dato che il film avrebbe funzionato perfettamente anche se fosse stato ambientato in una stanza con i nostri protagonisti seduti ad un tavolo. Ma ricordiamoci sempre che quello che vediamo è un programma televisivo e quindi la spettacolarizzazione è importante per il pubblico e questo giustifica anche il bizzarro metodo di uccisione dei partecipanti.
Mafia: Survival Game è bravo ed intelligente ma che non si applica. Insomma è piacevole ma poteva essere decisamente meglio.
Ott

Titolo Originale: Beneath
Nazione: USA
Durata: 90 minuti
Regia: Larry Fessenden
Anno: 2016
Cast: Daniel Zovatto, Bonnie Dennison, Chris Conroy, Mackenzie Rosman, Mark Margolis, Griffin Newman, Jonny Orsini
Trama:
Finito il liceo sei ragazzi decidono di farsi una vacanza tutti assieme sulle sponde di un lago. Durante una giretto in barca alcuni di loro decideranno di tuffarsi in acqua dove però faranno la conoscenza di un enorme pesce gatto affamato che presto distruggerà i remi della barchetta lasciando i ragazzi alla deriva. La situazione critica metterà farà emergere molte incomprensioni all’interno del gruppo che sfoceranno anche in decisioni estreme…
Secondo me:
Ormai per me è diventato molto difficile trovare un film di squali serio dato che credo di aver visto tutti quelli reperibili. L’idea del pesce gatto in un film mi ha fatto subito simpatia dato che ho pensato subito ad una versione low-cost di un monster movie acquatico dove comunque il tipo di animale non fa una grandissima differenza. Il mio approccio a questo film è stato come quello di un eroinomane che non riesce più a procurarsi la roba e decide quindi di iniettarsi in vena una polverina a caso trovata nell’armadietto delle medicine per vedere l’effetto che fa.
L’inizio del film mi fa immediatamente capire di aver sbagliato genere descrivendo la più banale delle situazioni da slasher con un gruppetto di ragazzi pronti a far festa. A condire il tutto arriva anche un personaggio inquietante che parla di una robe strane e misteriose legate al lago. Tra i nostri futuri bocconcini per pesci c’è anche un odiosissimo individuo munito di GoPro (o simile) e ogni tanto il film ci delizierà con delle bruttissime immagini riprese con la maledettissima tecnica del POV (poche volte per la verità) e che continuerà a riprendere nei momenti più inopportuni.
Quando le cose si iniziano a fare interessanti il film rivela tante lacune ed anche il fatto che i ragazzi rimangano isolati in acqua a causa di un enorme pesce gatto funziona molto poco dato che la bestiaccia viene resa visibile con un metodo anche in questo caso discutibile, pertanto ai ragazzi sarebbe bastata un po’ di pazienza e furbizia per arrivare alla sponda più vicina. Ci provano anche ad allontanarsi più e più volte, ma i loro tentativi finiscono sempre per fallire in maniera poco credibile. Le dinamiche che si creano all’interno del gruppo però sono interessanti ed alla fine l’intrattenimento non manca.
Nel cast l’unico vagamente famoso è Daniel Zovatto che era anche presente in 2 in due film usciti al cinema da noi quest’estate a poche settimane di distanza: It Follows e Man in the Dark.
Tante cose non funzionano nel film ma alla fine se decidiamo di chiudere qualche occhio ci ritroveremo davanti ad discreto horrorino magari un po’ derivativo ma tutto sommato piacevole.
Ah, il pesce gatto è di gomma!
Set
Titolo Originale: 陌路惊笑
Nazione: Cina
Durata: 87 minuti
Regia: Samm Chan
Anno: 2015
Cast: Zhang Junning, Michael Tong, Kingdom Yuen, He Haoyang, Zhang Weixun, Yao Wenxue, Pan Yanfei, Li Ang, Yang Di
Trama:
La strada 10 Miles Band è stata teatro di un terribile incidente nel quale una ragazza di nome Baby è morta. Da allora quella zona è teatro di molti incidenti e sembra essere infestata da un fantasma. La morte di Baby sembra inoltre un omicidio mascherato e due curiosi personaggi si metteranno ad indagare.
Nella stessa notte Xiao Mi ruba tutti i soldi del marito Qian Jin e fugge in macchina assieme al suo amante Liu Wei. I due dovranno percorrere anche la 10 Miles Band inseguiti dal furioso marito tradito…
Secondo me:
Basandomi sulla locandina pensavo che questo film fosse questo film fosse un horror cinesi con fantasmi che ogni tanto metto per prendere sonno. E invece mi sono trovato davanti ad un bel thriller che di horror ha ben poco ma soprattutto è pieno di scene comiche di una demenzialità rara.
Dopo una breve intro che sembrerebbe confermare l’ambientazione horror sovrannaturale del film ma poi arrivano dei titoli di coda animati tetri ma allegri e da canzoncina liricheggiante. La transizione tra i titoli di testa e il film vero e proprio avviene tramite delle pagine di fumetto che ci mostrano dei dialoghi tra i personaggi che poi vedremo in carne ed ossa mentre discutono di un omicidio/incidente e soldi dell’assicurazione. Questo primo incontro con i personaggi mi fa pensare ad un film di malaffare un po’ pulp alla Guy Rithcie ma evidentemente questo film ama distruggere le mie convinzioni e subito dopo arriva la prima scenetta comica che mi spiazza ancor di più. Sono passati una decina di minuti ed ho capito che questo non è il film giusto per prendere sonno e non mi dispiace affatto!
Con il passare del tempo capisco inoltre che il film ha un’anima thriller predominante che si mescola però ad una vena comica molto che però non vanno ad amalgamarsi perfettamente ma anzi restano ben distinte. Per capirci non avremo battutine mentre i protagonisti verranno inseguiti da un uomo armato di ascia, come magari potrebbe avvenire in una commedia horror normale, ma avremmo l’inseguimento carico di tensione, poi un momento musical seguito da una scena drammatica che si conclude con una recita in costumi antichi in stile Wuxiá.
Sulla carta questa alternanza rischia di creare della confusione nello spettatore, acnor di più in un film che ha un intreccio narrativo tutt’altro che banale come questo. Nel mio caso però questo strano equilibrio ha funzionato e forse proprio l’inserimento delle scenette idiote ha contribuito ad aumentare il mio livello di attenzione in un film che, per quanto interessante, se epurato dalla sua componente comica sarebbe potuto essermi un po’ indigesto. Mi vengono in mente alcune scene che sarebbero state allungate molto in una eventuale versione seria del film. Ad esempio l’espediente delle scene fumettose per presentare i personaggi che viene ripetuta più volte durante il film riesce a dare un background agli stessi senza però influire sul ritmo. Qualora questi fossero stati presentati con dei flashback magari si sarebbe rischiato di rendere il tutto meno interessante e prolisso e l’effetto di conciliare il sonno sarebbe stato assicurato.
Il finale del film non regala nessun sorriso ma solo uno spiegone che ci chiarisce alcuni punti oscuri della trama.
Un film bipolare e spiazzante che per quel che mi riguarda è un esperimento ben riuscito. La comicità è spesso molto demenziale e se non siete abituati ai toni estremamente ridicoli della commedia cinese rimarrete perplessi.
Giu
Titolo Originale: Kani gôrukîpâ, かにゴールキーパー
Nazione: Giappone
Durata: 80 minuti
Regia: Minoru Kawasaki
Anno: 2006
Cast: Hiroshi Fujioka, Mikisuke Haruyama, Aya Koizumi, Arthur Kuroda, Hiroaki Morishima, Yakan Nabe, Nao Oikawa, Hitoshi Ozawa, Michiko Shimizu, Naoto Takenaka, Sayaka Tashiro
Trama:
Mentre è sulla spiaggia un ragazzino di nome Shinichi vede altri ragazzini picchiare un enorme granchio antropomorfo spiaggiato. Ad un certo punto questo si alza e spaventa i ragazzini cattivi mentre diventa amico di Shinichi che lo porta a casa e gli insegna a parlare. I genitori del ragazzino accoglieranno il granchio, pensando però di sfruttarlo per risolvere i problemi finanziari della famiglia. Scoperto il malefico piano, il granchio scapperà di casa e si troverà davanti a molte difficoltà che però lo porteranno a diventare portiere di una squadra di calcio.
Secondo me:
In una sua intervista Minoru Kawasaki definì questo film “Forest Gump ma con un granchio per protagonista”. Il paragone è abbastanza colorito ma c’è da dire che per quantità di temi trattati Crab Goalkeeper non ha nulla da invidiare al film di Zemeckis e soprattutto non dura 2 ore e mezza.
In soli 80 minuti qua si parla di yakuza, del mondo delle accompagnatrici giapponesi, di solitudine, amicizia, problemi economici, truffe che porteranno anche a gravi conseguenze come la mercificazione del proprio corpo (e non sto parlando di prostituzione) ed ovviamente l’amore. Si parla anche di inquinamento e del riscaldamento globale che avrebbe dato vita a strane creature mutanti. La cosa viene liquidata nei primi 30 secondi di film, ma è un passaggio importante che va sottolineato soprattutto per i fan di Kawasaki Minoru dato che questo è l’unico suo film con animali antropomorfi che ne giustifica la presenza in qualche modo. L’approccio dei personaggi umani con il granchio però non è particolarmente differente rispetto agli altri film, forse nel complesso questo granchio viene visto con un po’ più di diffidenza rispetto ai vari calamari, gatti e koala dei film precedentemente trattati. Ma nel complesso anche il nostro nuovo amico si muove abbastanza liberamente tra gli esseri umani.
I toni del film sono gli stessi che ho amato negli altri film di Minoru Kawasaki e quindi aspettatevi di vedere una commedia leggera ma non ridicola nella quale il nostro granchione fare cose normali come il cameriere, il barista o sfruttare una delle sue caratteristiche da crostaceo per compiacere un boss della yakuza locale.
Come spesso accade con i film del nostro regista preferito, la scena finale è la più assurda del film. Saremo infatti alla partita di calcio che segnerà l’esordio in squadra del nostro granchio dove tra inaudite violenze e mutilazioni vinceranno i buoni sentimenti e l’allegria. Da segnalare il cameo di un convintissimo calciatore giapponese, tale Hiroaki Morishima, che rilascia un’intervista nella quale è decisamente poco a suo agio nel dire come segnerebbe ad un granchio. Le scene davvero esilaranti sono poche (ma molto divertenti) ma questa è una forza dei film del Maestro. I suoi film non puntano alla facile risata dovuta alla battutina scema ma è tutto il contesto che ti mette di buon umore dall’inizio alla fine del film. Le storie sono semplici e funzionerebbero anche se i protagonisti fossero tutti umani, ma la presenza della bestiaccia antropomorfa di turno rende tutto meraviglioso!
Insomma questo Crab Goalkeeper (o Kani Goalkeeper) è perfettamente in linea con gli altri film di Minoru Kawasaki ed è anche tra i suoi film più belli a mio parere. Non è affatto facile da trovare ma se ce la fate ed apprezzate l’assurdità grottesca di questi film non ne resterete delusi. Forse potrebbe essere anche un buon punto di partenza per conoscere meglio la simpatica follia del regista nipponico.
Riassunto delle puntate precedenti:
– Calamari Wrestler (2004)
– Executive Koala (2005)
– The Rug Cop (2006)
– The World Sinks Except Japan (2007)
– The Monster X Strikes Back: Attack the G8 Summit (2008)
– Pussy Soup (2008)

Titolo Originale: 奇人密碼-古羅布之謎
Nazione: Taiwan
Durata: 104 minuti
Regia: Huang Wen Chang
Anno: 2015
Cast: Ricky Hsiao, Hsiao-shun Hsu, Chia-chia Peng, Yan Pui, Huang Wen Tze,
Trama:
ARTI-C è un robot di legno che vive grazie ad un misterioso potere chiamato l’Origine. Gli abitanti del villaggio nel quale vive assieme al suo inventore sono spaventati dalla sua presenza del robot ed uccidono il suo creatore costringendo così i suoi figli a fuggire dal villaggio assieme ad ARTI-C. Mo, primogenito dell’inventore, decide di dedicare la sua vita alla ricerca dell’Origine per non far spegnere ARTI-C e riscattare il nome della sua famiglia, mentre la sorella Tong è un’abile combattente ma soffre un po’ l’ingombrante presenza del robot. Nel loro viaggio lungo la Silk Road si fermeranno nel villaggio di Lou-lan dove però si troveranno invischiati in una guerra con una misteriosa popolazione chiamata Lop.
Secondo me:
Dato che oggi inizia il 18° FEFF di Udine ho deciso di guardarmi un film asiatico a caso e parlarne qua sul blog. E quando dico scelto a caso vuol dire che sono andato su un sito di film asiatici, ed ho scelto il primo film non coreano o giapponese in elenco e schiacciato il tasto play. Subito mi sono reso conto di aver beccato un kolossal in 3D con del fuoco in digitale fatto piuttosto male e stavo quasi per cambiare film, ma quando ho visto comparire nello schermo il primo personaggio ho cambiato idea perché si trattava di un pupazzo. Dato che quello era l’introduzione mi sono detto “bella l’dea di fare il prologo con delle marionette“, ma finito l’intro queste continuavano ad esserci. Insomma senza saperlo mi sono buttato in un film ad alto budget girato interamente con un mix di pupazzi e CGI con un risultato estetico davvero suggestivo e sorprendente! In passato ci sono stati anche altri film girati con tecniche simili e pupazzi come Team America , Strings o il lavoro precedente dei creatori di questo film Legend of the Sacred Stone, ma a mio parere questo Arti è il più bello per quel che riguarda il lato artistico. Il film è coloratissimo e l’equilibrio tra i pupazzi e gli effetti digitali è perfetto perché questa non sovrasta l’eccezionale lavoro dei marionettisti ed anzi, guardandomi un po’ di making-of dopo aver visto il film (oltre quello che c’è nei titoli di coda) alcune cose che pensavo fossero interamente in CGI sono risultate essere reali. Magari poi gli effetti speciali sono stati utilizzati per rifinire le scene e in alcuni casi ci sono delle teaxture in bassa risoluzione, impronte che non vengono lasciate nel deserto, acqua brutta… ma nel complesso il risultato è da applausi.
Il film è un Wuxia-Fantasy ed è quindi pieno di combattimenti che risultano giustamente legnosi dato che si utilizzano marionette attaccate sulla testa dei marionettisti o tirate con dei fili su green screen, ma l’effetto è senz’altro piacevole. Paradossalmente invece la qualità scende quando uno dei combattenti è in CGI. L’aspetto estetico è quindi senza dubbio il punto di forza del film, mentre la storia non è particolarmente esaltante e la narrazione in alcune fasi è decisamente frettolosa e poco chiara. Inoltre nel film ci sono alcune forzature come un messaggio ecologista un po’ buttato lì e poco chiaro ed un uccellino rosso totalmente inutile per la storia ma che sicuramente avrà fatto vendere qualche pupazzetto.
Di film di questo tipo ce ne sono ben pochi in giro e sicuramente vale la pena dargli un’occhiata. Pare comunque che il film abbia avuto un buon successo e presto dovrebbe arrivare un sequel. Tra l’altro pochi giorni fa ha avuto una menzione speciale al BIFFF.
Gen
Titolo Originale: รักเราของใคร
Nazione: Thailandia
Durata: 93 minuti
Regia: Arunsak Ongla-or
Anno: 2014
Cast: Isabella Lete, Apinya Sakuljaroensuk, Pudit Kunchanasongkarm, Pattadon Jan Ngern
Trama:
Pim e Nam sono un’allegra coppietta che però si trova in un momento difficile della loro relazione. Nam sta per andare a studiare in Giappone e vorrebbe portare Pim con se, ma la ragazza non vuole partire. A complicare il quadro arriva anche Pat, una ragazza che Pim incontrerà ad una festa e con la quale nascerà una particolare amicizia che presto però si evolverà in una relazione omosessuale. Le due ragazze riusciranno a coronare la loro storia d’amore ma dovranno scontrarsi con una società che ancora oggi vede con diffidenza una relazione tra persone dello stesso sesso.
Secondo me:
In questo periodo l’argomento principale dell’attualità politica sono i matrimoni gay. Ogni telegiornale, talk show o quotidiano non può non parlare dell’argomento in questo periodo ed ormai sta per arrivare in parlamento un disegno di legge per regolamentare le unioni tra persone dello stesso sesso.
Da buoni democristiani, noi di Filmperpochi non esprimiamo nessun parere riguardo nessun argomento delicato, ma abbiamo deciso di cavalcare l’ondata mediatica parlando di un film a tematica omosessuale. Non sarebbe nel mio stile parlare di film celebri ed acclamati come I segreti di Brockback Montain o La Vita di Adele, pertanto ho preferito cercare qualcosa di quasi totalmente sconosciuto ma comunque valido.
La mia ricerca mi ha portato in Thailandia, paese che ha saputo regalarmi dei bei lacrimoni in almeno un paio di occasioni con film drammatici o romantici. Ero quindi abbastanza ben disposto verso questo film ma ad essere onesto non mi ha emozionato più di tanto nonostante abbia ottimi spunti romantici e momenti molto tristi.
La mia insensibilità potrebbe essere dovuta alla poca empatia che ho avuto con le ragazze protagoniste della storia d’amore lesbo nel film. L’attrazione fulminea delle due protagoniste non giustifica il modo con il quale Pim tratta il povero Nam che le prova tutte per risollevare la loro zoppicante storia e, nonostante i suoi sforzi e l’affetto per Pim, viene lasciato con un mezzuccio veramente triste e vile! Pat invece è il diavolo tentatore che non tiene assolutamente in considerazione la relazione della ragazza a cui punta. Insomma, io spero che in Giappone Nam abbia trovato una ragazza mille volte migliore di Pim.
L’amore tra le ragazze però trionfa e alla fine Pim e Pat si mettono insieme, si sposano, gestiscono un caffé in mezzo alla natura e vivono la loro favola nonostante qualche ostacolo e l’ostilità della famiglia di una delle ragazze.
Il punto del film è che il matrimonio delle due ragazze non è legalmente riconosciuto dalle leggi Thailandesi. Il 1448 del titolo è proprio l’articolo del codice civile Thailandese che descrive il matrimonio come “l’unione tra un uomo e una donna con più di 17 anni“. Le due protagoniste di questo film quindi si sposano ma legalmente il loro matrimonio non ha nessun valore e pertanto, dal punto di vista legale, le ragazze non hanno nessun legame. Questo porterà a gravi problemi che culmineranno più o meno a dieci minuti dalla fine quando un avvocato senz’anima si rivolgerà ad una delle due ragazze distrutta dal dolore dicendole: “Bhé, se ti sposavi un ragazzo tutto questo non sarebbe successo”.
Visivamente il film è bruttino e l’impatto grafico iniziale potrebbe allontanare qualcuno. I problemi non si limitano alle evidenti carenze visive, ma anche stilisticamente il film ha delle grosse lacune. Restando sui primi minuti ad esempio, c’è un concerto che viene ripreso per troppo tempo. Scene invece molto importanti vengono troncate in maniera rapidissima con dei tagli di montaggio repentini che fanno pensare che parte del girato sia andata persa. E poi ci sono dei flashback che ogni tanto riescono a confondere le idee non poco.
Nonostante gli evidenti difetti e la mia scarsa empatia con i protagonisti, il film non mi è dispiaciuto e credo che lì fuori ci siano diverse persone che sognino di aprire un caffé in mezzo ai campi con la propria anima gemella.
Se questo film può apparire pura propaganda a favore dei diritti gay e voi invece siete dei bigotti forcaioli, sappiate che il prossimo articolo potrebbe vedere per protagonisti proprio delle persone come voi!
Data però la frequenza di pubblicazione che c’è su questo sito la cosa potrebbe anche non avvenire mai.
Vedremo.
Gen
Titolo Originale: Shark Lake
Nazione: USA
Durata: 92 minuti
Regia: Jerry Dugan
Anno: 2015
Cast: Dolph Lundgren, Sara Malakul Lane, Lily Brooks O’Briant, James Chalke, Kim Baptiste, Ibrahim Renno, Michael Aaron Milligan
Trama:
Clint è un trafficante di animali esotici e padre single che viene arrestato da Meredith, poliziotta di una cittadina sulle sponde del lago Thaoe. Durante l’inseguimento che porta alla sua cattura, Clint finisce nel lago con il suo furgone. Dopo l’arresto Meredith prenderà in custodia la figlia di Clint che però uscirà dal carcere dopo 5 anni e il suo rilascio farà temere a Meredith di perdere la bambina. Le acque del lago però iniziano ad essere ben poco sicure…
Secondo me:
Dolph Lundreg è uno di quegli attori che verrà ricordato in eterno per un solo mitico ruolo. Parliamo ovviamente di Ivan Drago di Rocky 4, il pugile russo che pronuncia la mitica frase “io ti spiezzo in due”. Dolph ha una filmografia decisamente ampia che però non brilla per qualità e varietà e probabilmente le sue ambizioni di attore sono state uccise sul nascere dal flop di Master of the Universe, girato subito dopo Rocky 4. Però Dolph è ormai un volto famigliare e personalmente gli voglio un gran bene e quindi mi ha fatto enorme piacere vedere il suo faccione su una locandina di un film di squali, mio genere preferito. Ben 15 persone, Dolph Lundgren compreso, hanno rotto i salvadanai e racimolato spiccioli tra le pieghe del divano per produrre questo film che, seppur abbia un po’ deluso le mie aspettative sugli squali, mi ha divertito. Non è infatti un classico film in stile copia de “Lo Squalo” o un becero horror ma assomiglia più ad un thriller-drama che mette al centro della scena il rapporto tra tra Clint, la figlia e la madre affidataria Meredith.
Non ci saranno però grosse scene d’azione o fuochi d’artificio ma giusto un’innocente scazzottata tra vecchi amici e ed un folle combattimento in acqua finale.
Dolph interpreta un ex-malfattore che cerca di redimersi ma che inevitabilmente si trova ad avere a che fare con il suo passato. Meredith è il personaggio che avrà più tempo sullo schermo ed anche quello che farà le scelte più discutibili ma in qualche modo comprensibili dato il momento di tensione che deve affrontare. Le storie dei personaggi prevalgono quindi sugli squali che non faranno stragi in questo film. Non mancano però le ragazze in bikini o la classica scena dei bagnanti che vanno a nuotare in una zona isolata e che verranno attaccati dall’adorabile bestiola.
Se il titolo del film vi ha fatto storcere il naso sappiate che la presenza dello squalo in un lago viene spiegata in maniera sufficiente dato che in questo caso i protagonisti saranno dei leuca, specie che in alcuni casi può adattarsi e vivere in acqua dolce. E comunque questo non è il primo film ad avere degli squali in un lago. Ad esempio Shark Night 3D era ambientato sulle sponde di un lago e la presenza delle varie specie di squalo presenti in quel film era molto meno credibile rispetto a questa. Un punto di contatto con i classici film di squali sono la presenza dell’esperto biologo e l’esperto cacciatore che però, in questo caso, sarà una divertente parodia di uno di quei personaggi che catturano animali su DMAX e simili. Il film quindi non ha grossi guizzi ma personalmente credo sia un buon film con una sceneggiatura più che sufficiente per i valori produttivi in campo.
Il film non è nulla di rivoluzionario ma io mi sono divertito. Dolph Lundgren continuerà ad essere, ma da oggi aggiunge alla sua filmografia un onesto b-movie con gli squali. Non è un film che rimane in testa per molto tempo ma guardarlo non sarà una totale perdita di tempo.







